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 13-20 anni: difficoltà, aspettative, interessi

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
vele Inserito il - 16/03/2018 : 08:47:52
Buongiorno a tutti.

Ognuno di noi ha un proprio vissuto d'adolescente.
A tredici anni (terminate le medie) ero una ragazzina introversa, mi vergognavo del mio aspetto fisico e cercavo di passare inosservata. Arrivando ai vent'anni il mio carattere si è modificato e quella chiusura si è allentata pian piano.
I compagni delle medie (essendo di paesi differenti dal mio) li ho persi entrando alle scuole superiori, le mie amiche si contavano sulle dita di una mano. Dopo la cresima non ho più frequentato l'oratorio, mi sentivo un pesce fuor d'acqua lì, i miei coetanei mi mettevano soggezione.
Solo in quinta superiore ho iniziato ad uscire la sera con un gruppo di ragazzi della mia età, per lo più maschi, mi sono sempre relazionata meglio con loro, meno attenti alla moda e all'apparire.
Avevo difficoltà di dialogo con mia madre che ha sempre tenuto le redini della famiglia, era lei che pensava all'educazioene mia e di mia sorella di otto anni più piccola. Mio padre sapeva ascoltarmi, avevo profonda stima in lui, parlava poco, ma sapeva indirizzarmi senza forzarmi.
La scuola è sempre stata una difficoltà per me poichè la mia preparazione durante le medie è stata penalizzata da un'assidua frequentazione pomeridiana di sedute di fisioterapia.
Ho vissuto in una famiglia dove l'abbraccio, il bacio, il dirsi "ti voglio bene" era una rarità e perciò probabilmente anche con i miei figli ho mancato in quest'affettività in passato. Ora sto cercando di recuperare, perchè tutti noi abbiamo bisogno di sentirci amati.
Son passati così tanti anni dalla mia adolescenza che non ricordo quali fossero le mie aspettatite, forse avere un fidanzato, qualcuno che mi amasse per quello che ero, per come ero; certamente vedevo nella famiglia la realizzazione di tutto.
I miei hobby? Ricamare, creare.
Dopo la maturità mi sono innamorata, ho frequentato un anno di università e poi ho iniziato a lavorare.

Chiedo a chi è più giovane di me o a chi si ricorda di esprimere quali fossero le sue aspettative, difficolà e interessi di quegli anni, per riuscire ad avvicinarmi ai miei figli.
Grazie a tutti

10   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
vele Inserito il - 21/05/2018 : 18:39:16
siman ha scritto:

.. Ogni figlio va indirizzato ma anche lasciato andare e, ovviamente, trovandosi presenti quando e se ci vogliono accanto o chiedono (più o meno espressamente) il nostro aiuto o appoggio.
Non esiste e non potrà mai esistere una iniezione endovenosa di "esperienza". Questa la si fa solo sbattendoci il muso contro, come è successo a noi e prima ai nostri genitori e sicuramente ancora prima ai nostri nonni.


Grazie siman,
in effetti solo adesso mi rendo conto che è ora che il diciottenne possa fare le sue scelte seppur con il rischio di sbagliare.
Da mamma ho un po' paura, ma so che è il suo momento per spiccare il volo.
Certo il mio sostegno, in caso di bisogno, non mancherà come dice cordom :

cordom ha scritto:

Credo che Siman abbia centrato l'essere genitori e condivido il suo pensiero e anche noi abbiamo cercato di fare cosi sbagliando noi come i figli....Non è facile,nessuno ha la ricetta magica,ma il dialogo in questo è fondamentale.A volte si incrina,ma va sempre ricercato. Quando mancava stavamo malissimo e cercavamo sempre di ricominciare.Sbagliavamo quando ci mettevamo come punto di riferimento e non come punto di sicuro approdo nelle fatiche e pause e conflitti delle figlie.Poi a volte ascoltare senza dir nulla è più costruttivo che parlare.A volte chiedere scusa ai figli è la porta del loro cuore.Dir loro ho sbagliato o dir semplicemente "non lo so"vuol dire costruire insieme qualcosa.A volte le figlie mi dicono...vorrei essere come te e io rispondo....non fare questo errore,ma prendi da me quello che ti servirà nella vita e sarai meglio di me.
Si è sempre genitori fino alla fine e malgrado questo compito non può essere tolto come i figlia saranno sempre figli fino alla fine.Loro ti chiameranno sempre papà o mamma e noi figlio mio o figlia mia.


Ascoltare, chiedere scusa, ricominciare, avere dialogo..
OK, sono d'accordo.

Grazie a nudista81, a bayron e a cristianp per le loro confidenze e riflessioni da figli,
mi sono molto utili anche quelle per ripescare nel mio passato certe senzazioni e cercare di trovare la "strada giusta".

Fede ha scritto:

La scuola sembra rappresentare il pilastro debole su cui si costruisce la vita dei ragazzi.... Forse, in realtà, non vogliamo vedere le carenze gravissime di un sistema che tende a limitare la libertà di espressione personale per assoggettarla alle esigenze del lavoro e della produttività, tralasciando le necessità individuali quali la felicità, la soddisfazione personale e la capacità di disporre liberamente del proprio tempo. ...


Dalla prima superiore mio figlio sostiene che se i ragazzi potessero studiare per passione le materie che preferiscono avrebbero risultati scolastici migliori e si sentirebbero meno frustrati. Avrebbe voluto partecipare ad Intercultura ed andare negli Stati Uniti in quarta superiore, ma non è stato scelto nonostante i buoni risultati scolastici, è stata una grande delusione per lui.
Se fosse andato là avrebbe potuto scegliere quali materie studiare.
La scuola italiana non dà quest'opportunità.



Fede Inserito il - 21/05/2018 : 11:10:23
La scuola sembra rappresentare il pilastro debole su cui si costruisce la vita dei ragazzi.
questi poveretti devono stare tantissime ore insieme, condividendo fra loro solo l'impegno frustrante dello studio. L'amicizia è solo un evento fortuito. Le difficoltà degli impegni oberanti sono moltiplicate dal delicatissimo momento che si vive a livello biologico in quell'età.

Il valore centrale di un gruppo dovrebbe essere proprio l'amicizia. Si dovrebbe strutturare la classe sulla base delle esigenze dei ragazzi. Si dovrebbero strutturare i programmi per incentivare lo sviluppo Psico attitudinale e logico, piuttosto che prendere ai ragazzi come dei secchi dove versare dentro un'infinità di contenuti che lasciano il tempo che trovano
mi rendo conto che quello che scrivo si scontra con la complessità della struttura scolastica, ma mi sembra evidente, oggi più che nel passato, il fatto che i ragazzi stanno diventando sempre più fragili e più isolati. poi diamo tutte le colpe ai soci al media! Forse, in realtà, non vogliamo vedere le carenze gravissime di un sistema che tende a limitare la libertà di espressione personale per assoggettarla alle esigenze del lavoro e della produttività, tralasciando le necessità individuali quali la felicità, la soddisfazione personale e la capacità di disporre liberamente del proprio tempo.
Sinceramente sono preoccupato perché quasi tutti siamo convinti che questo sistema tuteli la salute fisica e psichica del cittadino, ma è molto più probabile che questo sistema Ustia cercando di produrre individui appiattiti, deboli e omologati.
Il ruolo della famiglia in questo frangente e quello di raccogliere le briciole del tempo e delle energie che rimangono per metterle insieme e tentare di riparare i danni che sono stati fatti.
io, dal genitore, cerco di spiegare alle mie figlie che esistono cose veramente importanti e altre cose che vengono ritenute importanti ma in realtà non lo sono.
cristianp Inserito il - 16/05/2018 : 19:32:55
Sono emerse tante cose e ci butto anche la mia piccolina. Non ho mai avuto un rapporto aperto coi miei, forse il consiglio è quello di cercare il dialogo. Più uno è chiuso più ne ha bisogno, anche se non lo ammette. Poi in quell'età un ruolo fondamentale lo giocano la scuola, gli amici etc. Sono anni difficili e credo che ora sia ancora peggio. Il fatto che ti fai queste domande è già un buon inizio. Comunque le mie aspettative erano cercare di sopravvivere alla scuola e ai professori, e devo dire la verità, anche ad alcuni miei compagni. Ecco, non sottovaluterei il potere che hanno ora i vari social sul mondo degli adolescenti, tutto è amplificato, nel bene e nel male... In bocca al lupo!
bayron Inserito il - 19/03/2018 : 13:33:14
Non sono padre e non so se lo diventerò mai quindi rispondo da figlio.

Sono figlio unico credo di essere stato protetto/viziato più di quel che mi piaccia ammettere. Fin da ragazzino ho avuto un rapporto privilegiato con mio padre, mia mamma con un temperamento schivo e riservato è sempre stata diametralmente opposta a me. Anche se i rari scontri le regole e la mia educazione sono stati gestiti in prima linea da mio padre ho sempre sentito la fondamentale presenza seppur più silenziosa di mamma, lei aveva sempre l'ultima parola ma lasciava a mio padre l'onere di comunicarmi la decisione. Crescendo la distanza caratteriale è aumentata sempre più già il primo anno di superiori se dovevo comunicare e chiedere qualcosa aspettavo mio padre. La presenza silenziosa e apparentemente secondaria di mia madre in realtà orchestra il rapporto con mio padre, a lui devo riconoscere la capacità di leggermi nel profondo senza che parlassi. Oltre al rapporto padre figlio con lui ho avuto un rapporto amichevole, con quella sua capacità di anticiparmi mi riusciva più facile aprirmi in situazioni scomode. Sono stato abbastanza libero di fare esperienze, anche se non ho mai chiesto conferma credo che in più di un'occasione sia stato pedinato a distanza. Ho due ricordi molto forti della mia adolescenza e di quel papà così distante da quello dei miei amici, lo sguardo di delusione la notte che mi dovette venire a prendere in pronto soccorso perché dopo qualche birra e una canna ero svenuto a casa di un amico, le droghe seppur leggere erano e sono il suo tabù. Ricordo bene i suoi occhi lucidi fissi sulla strada per tornare a casa mentre chiedevo scusa, ricevendo come risposta un pesantissimo silenzio. L'altro evento che ho apprezzato maggiormente diventato adulto fu quando guardandomi negli occhi mi disse "si sempre sincero con chi ti sta a fianco, non rovinarti la vita per un momento di piacere" e mi infilò dei preservativi nella tasca del giubbotto. Non credo che per un padre sia semplicissimo accettare che il figlio minorenne abbia una vita sessuale attiva e ancor meno penso sia facile lottare con altre persone per far capire che fornirgli una protezione e anche se velatamente dirgli in quali orari in casa non ci sarebbe stato nessuno era un modo per proteggerlo. Con il nudismo è stato un po' così, non ne abbiamo mai parlato apertamente abbiamo sempre fatto discorsi molto vicini, battute da parte sua la prima volta che vedendomi con le chiappe abbronzante mi disse "cavolo batteva proprio forte il sole quest'anno" oppure "il costume lo lasci a casa altrimenti sfori il borsone non si chiude?". Essere genitore deve essere una cosa complicata riuscire ad educare senza imporsi, essere presente senza essere opprimente, permettere di sbagliare cercando di proteggere deve essere una faccenda complicatissima, chissà se un domani sarò in grado di farlo.
Fede Inserito il - 16/03/2018 : 18:40:10
Grazie ragazzi! Ho letto delle cose profonde e commoventi!
io penso che dalla vita di ognuno di noi si possano imparare un sacco di cose!
Per quanto riguarda le mie esperienza, non saprei da dove iniziare. Mi riservo di mettere da parte le idee per scriverlo più avanti.
nudista81 Inserito il - 16/03/2018 : 14:33:35
Non sono genitore ma solo figlio, per cui posso riportare come richiesto da Vele la mia esperienza di vita, rapportandomi con i miei genitori, e il vissuto della mia adolescenza.

Fin da bambino ho avuto dei problemi ortopedici, che per quanto prospettavano un futuro per nulla roseo, sotto la guida e le cure di un bravissimo medico, ormai non più tra noi, si son risolti senza lasciare traccia, se non quella che mi è impossibile giocare a calcio con il piede destro, perchè tirerei il pallone nella direzione opposta a quanto vorrei fare, proprio perchè quella gamba è stata molto meno allenata anche a camminare da bambino, ma come dicevo, chi mi conosce ora non nota nulla di diverso proprio perchè non ha lasciato traccia quel periodo. Ovviamente in quegli anni non ho vissuto come un "bambino normale", no palestra, no altri motivi ricreativi, aggiungendoci poi che abitando in campagna ogni cosa dovessi fare in centro avevo bisogno dei miei che mi scarrozzassero a destra e a manca con la macchina.

Le cose son cambiate da quando, all'età di 15 anni, dopo che come vele, dopo i sacramenti, mi ero allontanato dalla parrocchia, ho iniziato a frequentare l'oratorio dove ho conosciuto la mia comitiva, poi quasi del tutta smembrata, tranne quello che è ancora il mio migliore amico. Nonostante tutto il mio carattere non è stato mai così aperto, soprattutto negli approcci iniziali, poi divento un fiume in piena, che mi porta più ad essere un gregario che un leader.

La mia adolescenza in famiglia e nelle amicizie è stata piuttosto tranquilla, certo gli scontri con i genitori come tutti gli adolescenti ci sono stati, ma per fare un esempio, sapendo che i miei non mi avrebbero mai comprato lo scooter, non l'ho mai chiesto tanto sapevo che fosse una battaglia persa.

Ho vissuto in una famiglia dove l'abbraccio, il bacio, il dirsi "ti voglio bene" era una rarità


Come Vele ho sentito tanto questa mancanza, tanto che all'inizio anche salutarsi con il bacio sulla guancia tra amici/che mi sembrava strano all'inizio, ed ancora ora con i miei sento quasi imbarazzo quando ci si scambia gli auguri con un bacio. Come ho sempre detto, visto che siamo su un forum nudista, non ricordo a memoria d'uomo di aver visto mai nudi i miei o mio fratello, nemmeno per puro caso, e già girare in mutande per casa era un motivo per esser ripreso. Ovvio che non posso dire che non hanno voluto bene, anzi il contrario, mi hanno sempre supportato e sopportato in ogni cosa, solo mio padre è stato più deciso e voleva mettere più bocca nelle mie decisioni, spostamenti, con mia madre che lo frenava, ma forse ne do anche una spiegazione, lui per lavoro stava molto lontano da casa, anche molti mesi a volte, da militare di marina non erano rare le lunghe navigazioni, e magari il suo intento era solo quello di stare vicino ai figli quando era a casa.

Il lavoro di genitore credo non sia affatto facile, non esiste un libro su cui impararlo, e non esistono consigli per insegnarlo,ogni genirre ed ogni figlio hanno un rapporto diverso, si impara giorno per giorno, per cui non posso altro che compiacermi per come lo sono stati i miei,nonostante le differenze enunciate, e per come lo sono stati i genitori che prima di me hanno descritto come si son posti con i loro ragazzi/e.

Molti contrasti li ho avuto a scuola, soprattutto negli ultimi tre anni, in una classe ostacolato da tutti perchè quello studioso, e soprattutto molto vendicativo dei loro comportamenti verso di me tanto che al momento di aiutarsi durante le verifiche in classe, e tranne che con un paio di compagni, non ci si suggeriva nulla, o ero capace di fare due verifiche e passare quella sbagliata pur di affondarli, perchè in pratica su 17/8 alunni,4/5 si studiava gli altri non sapevano cosa fosse lo studio, per cui loro da me potevano solo guadagnarci, io da loro no, nemmeno nel rispetto in quanto loro coetaneo.

Le mie aspirazioni bloccate da altri ostacoli mi hanno fatto puntare agli studi universitari anche per provare a stare un gradino più alto rispetto al resto dei miei compagni di classe, non solo culturalmente,ma anche socialmente oltre che a tenere un comportamento corretto verso il prossimo. Dopo averli avuti come compagni di classe non avrei mai voluto averli come colleghi di lavoro sullo stesso o simil ruolo.


ConteMax Inserito il - 16/03/2018 : 13:37:46
Io son cresciuto da solo, ho perso mio padre a 17 anni, son partito e l'anno seguente mentre ero via ho perso anche mia mamma. Con i miei figli ho quindi improvvisato, non avendo un paragone da seguire. Forse è proprio questo che ha fatto funzionare il rapporto. Ora uno ha 27 anni e l'altra 22 ed il rapporto è ancora splendido. Vivono ancora più o meno con noi ma hanno autonomia, alla loro età non hanno sicuramente bisogno di chiedere il permesso per rimanere fuori la notte o rientrare tardi. Eppure mi dicono sempre: Questa sera non torno, vado a....... è un problema per voi? Io lo chiamo rispetto.

Questo per dire che non credo esista un "metodo" ma solamente sincerità, serenità e rispetto. Se ci saranno in senso bidirezionale, difficilmente nasceranno problemi.
siman Inserito il - 16/03/2018 : 12:07:44
cordom ha scritto:



...A volte le figlie mi dicono...vorrei essere come te e io rispondo....non fare questo errore,ma prendi da me quello che ti servirà nella vita...






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cordom Inserito il - 16/03/2018 : 12:00:38
Credo che Siman abbia centrato l'essere genitori e condivido il suo pensiero e anche noi abbiamo cercato di fare cosi sbagliando noi come i figli.Ricordo che appena nata Vania e katia con Sonia gli abbiamo detto...lo ricordo ancora"Si te stessa e io e mamma ti aiuteremo a volere quello che tu voi essere"anche se questo comporterà non essere d'accordo con le tue scelte,ma sempre le appoggeremo.Non è facile,nessuno ha la ricetta magica,ma il dialogo in questo è fondamentale.A volte si incrina,ma va sempre ricercato.Quando mancava stavamo malissimo e cercavamo sempre di ricominciare.Sbagliavamo quando ci mettevamo come punto di riferimento e non come punto di sicuro approdo nelle fatiche e pause e conflitti delle figlie.Poi a volte ascoltare senza dir nulla è più costruttivo che parlare.A volte chiedere scusa ai figli è la porta del loro cuore.Dir loro ho sbagliato o dir semplicemente "non lo so"vuol dire costruire insieme qualcosa.A volte le figlie mi dicono...vorrei essere come te e io rispondo....non fare questo errore,ma prendi da me quello che ti servirà nella vita e sarai meglio di me.
Si è sempre genitori fino alla fine e malgrado questo compito non può essere tolto come i figlia saranno sempre figli fino alla fine.Loro ti chiameranno sempre papà o mamma e noi figlio mio o figlia mia.
siman Inserito il - 16/03/2018 : 09:27:13
Messaggio di vele

Buongiorno a tutti.



...Chiedo a chi è più giovane di me o a chi si ricorda di esprimere quali fossero le sue aspettative, difficolà e interessi di quegli anni, per riuscire ad avvicinarmi ai miei figli.
Grazie a tutti




Non sono più giovane di te ma mi permetto (da genitore e pure nonno) di intervenire ugualmente.

Non esiste alcuna ricetta perfetta.
Ognuno, genitore o figlio che sia, ha il proprio carattere come hai ben spiegato e dimostrato nella prima parte del tuo post.

Come mi son regolato io con le mie figlie? Cercando (e sperando di esserci riuscito) a inculcare certi valori.
Per il resto...se posso fare un parallelismo con i testi delle canzoni come tu hai fatto altrove...
...quella che più si avvicina al mio essere genitore è "ti lascerò" di Fausto Leali e Anna Oxa.

"ti lascero' andare
ma indifesa come sei
farei di tutto per poterti
trattenere
perché dovrai scontrarti
con i sogni che si fanno
quando si vive intensamente
la tua eta'
ti lascero' provare
a dipingere i tuoi giorni
con i colori accesi
dei tuoi anni
ti aiutero' a sconfiggere
i dolori che verranno
perché saranno anche piu' grandi
degli amori che ti avranno
e lascero' ai tuoi occhi
tutta una vita da guardare
ma è la tua vita
e non trattarla male
...
...
ti lascerò...scegliere
ti lascerò anche sbagliare
..."


Ogni figlio va indirizzato ma anche lasciato andare e, ovviamente, trovandosi presenti quando e se ci vogliono accanto o chiedono (più o meno espressamente) il nostro aiuto o appoggio.
Non esiste e non potrà mai esistere una iniezione endovenosa di "esperienza". Questa la si fa solo sbattendoci il muso contro, come è successo a noi e prima ai nostri genitori e sicuramente ancora prima ai nostri nonni.




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