E' del 15 gennaio, il "cuore" della questione per Stephen rimane la non punibilità della condizione naturale. Leggendola provo un senso di grande rispetto per questo signore che sta mettendo il proprio corpo in gioco ormai da tanti anni. La sua tesi sulla condizione naturale dovrebbe forse diventare il nocciolo di tutte le rivendicazioni nudiste che vogliano superare culturalmente la lobby campeggistica.
Anche se non sono bravo con l'inglese, grazie Paolo! Un giorno Stephen diventerà il santo protettore dei nudisti? La mia è una battuta, ma i pionieri delle grandi idee mi commuovono un po'!