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di Renaked 03/01/2025 04:32:06
Dopo aver guardato il film “Il profumo del mosto selvatico” ho pensato a quanto sarebbe incredibile vivere l’esperienza di una vendemmia naturista. E allora ho provato ad immaginare, come potrebbe essere nella realtà, questo mio desiderio. Era una mattina luminosa di fine settembre, e il profumo dolce dell’uva matura riempiva l’aria. Io e i miei amici eravamo pronti per una giornata speciale: la nostra prima vendemmia naturista, un’idea folle nata durante una cena estiva, tra brindisi e conversazioni che flirtavano con la libertà. Il vitigno apparteneva a Luca, un amico delle Langhe dal sorriso contagioso e dalle mani che parlavano di anni di lavoro con la terra. Era stato lui a proporre il luogo perfetto per la nostra avventura: un angolo di collina appartato, dove il sole danzava tra le viti e nessuno avrebbe disturbato il nostro entusiasmo. "Lo avete mai visto Il profumo del mosto selvatico?" ci aveva chiesto qualche giorno prima, mentre preparavamo il programma. "Bene, noi faremo lo stesso, ma… senza vestiti. Qui non ci sono inibizioni, solo la terra, l’uva e noi stessi." Arrivati in vigna, ci siamo guardati con un misto di entusiasmo e incredulità. Era il momento di liberarci non solo dei vestiti, ma anche di ogni barriera. Prima, però, Luca ci aveva preparato un momento speciale: "Per rendere l’esperienza completa, dobbiamo essere lisci come acini appena raccolti! Niente peli non tanto sulla lingua, ma nel tino!". Tra risate e battute, abbiamo iniziato a depilarci con cura, trasformando un’azione così ordinaria in un rito di purificazione. Quando finalmente siamo rimasti nudi e vellutati, il sole accarezzava la nostra pelle, e un senso di libertà ci attraversava come una brezza leggera. Con i cesti in mano, ci siamo immersi tra i filari. Era strano e meraviglioso sentirsi così vicini alla terra, i piedi scalzi che sfioravano l’erba e il terreno, il corpo libero da ogni vincolo. L’uva era dolce e profumata, e raccoglierla era un gesto semplice ma pieno di significato. "Questo è molto meglio del film, lì erano vestiti." disse Andrea, raccogliendo un grappolo perfetto portandolo in alto seguendolo con la bocca aperta per poi staccarne alcuni acini a piccoli morsi. Luca sorrideva osservandoci: avevamo tutti quanti imitato il suo gesto. Alcuni di noi staccavano gli acini con la bocca condividendo lo stesso grappolo. "Sì, ma non dimenticate: la parte migliore deve ancora arrivare." Quando i nostri cesti furono pieni, Luca ci condusse al grande tino di legno, già riempito con parte dell’uva che avevamo raccolto. Tirò fuori un laptop collegato ad una cassa acustica. "Ci vuole la colonna sonora perfetta," disse, selezionando una playlist di musica energica che cominciò a risuonare tra le colline. Al primo accordo, ci guardammo complici e, uno dopo l’altro, saltammo nel tino. La sensazione era incredibile. Gli acini scoppiavano sotto i piedi, il succo dolce schizzava ovunque e presto il tino si trasformò in una festa. Ballavamo al ritmo della musica, ogni passo affondava in quella polpa appiccicosa che sembrava avvolgerci. Luca, con un sorriso da leader carismatico, iniziò a guidare i movimenti. "Sinistra, destra, avanti, indietro!" gridava sopra la musica e presto ci muovevamo in una danza collettiva, improvvisata, ma perfetta. Le risate esplodevano, le mani lanciavano acini come coriandoli e qualcuno iniziò persino a spalmarli sul viso e sulle braccia, trasformandoci in opere d’arte viventi, fino a coinvolgere tutti quanti. La musica cambiò tono, diventando più dolce e i movimenti rallentarono. Non c’era più bisogno di parole: ci muovevamo in cerchio, i piedi che continuavano a pigiare l’uva, mentre il profumo del mosto selvatico riempiva l’aria. Era un momento di pura connessione, con la terra, con noi stessi e con gli altri. Quando finalmente uscimmo dal tino, eravamo ricoperti di succo e bucce, appiccicosi e felici come bambini dopo un gioco proibito. Ci sdraiammo sull’erba, ridendo e guardando il cielo che si tingeva di arancione al tramonto. Luca, alzando un bicchiere pieno del primo mosto, disse: "A questa vendemmia. E a noi, che abbiamo osato qualcosa di diverso, qualcosa di vero." Brindammo, sapendo che quel giorno sarebbe rimasto nei nostri cuori. Mentre il sole calava, il profumo del mosto selvatico ci avvolgeva, un ricordo indelebile della libertà e della gioia condivisa: era il profumo del nudo selvatico.